Un approccio al cibo, il suo, che mi è sempre piaciuto, simile al mio, legato alle tradizioni della sua terra ma sempre pronto a scoprire il cibo dei paesi che l'ospitavano, attento ai prodotti di stagione, magari acquistati alla Boqueria dal fido Biscuter, capace di improvvisare un piatto anche nei vicoli di Bangkok. Un approccio al cibo diverso da quello di altri personaggi dei romanzi: di certo non quello raffinato e ricercato di Nero Wolf; ma neanche quello minimalista di Montale, creato dal grande e mai compianto abbastanza J. C. Izzo, che si "accontentava" di sorseggiare pastis accompagnato dal profumo di menta e basilico proveniente dalla sua finestra sul mare, magari con l'aggiunta di un paio di acciughe fresche.
In attesa di organizzare una cena in osteria, mi piace ricordarlo con alcuni passaggi tratti dal romanzo "Gli uccelli di Bangkok".
(...) Carvalho preferì bere un'altro bicchiere di vino e dare un'occhiata speranzosa al forno. Marta prese il cartoccio. La carta si era quasi bruciata e dall'involucro uscirono sei salamini piccanti, perfetti, cerei, entusiasti del loro stesso calore, del loro vigore rosso. Carvalho si servì un po' di frittata e si versò col cucchiaio un po' di marinata sul mattone di patate, uova e cipolle.
"Questa marinata è già servita per il pesce."
"Per gli sgombri. La marinata di sgombri la riadopero sempre. Quella di sardine no, da sapore troppo forte".
Carvahlo si lasciò andare a una cena così spagnolesca assecondando a poco a poco dalla donna in una dura lotta tra i suoi occhi famelici e l'ossessione della bilancia.
A proposito: perchè nessuno ha ancora ristampato "Le ricette di Pepe Carvalho" scomparso ormai da troppo tempo dalle librerie?
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